In the food for love

Proverò a spiegare perché questo diario digitale si chiami così.

Evidente è l'assonanza con il film di Wong Kar-wai, In the mood for love, ma certo il tema è differente... Tuttavia ho scelto di chiamarlo così non tanto in onore di questa stupenda pellicola, quanto perché, un po' come quella tra i due protagonisti, anche la mia è una storia segreta d'amore col cibo, vissuta all'interno e in silenzio per molti anni, poi ammessa, prima di tutto a me stessa, e riconosciuta non senza qualche sofferenza. E come nel film di Kar-wai, così anche la mia passione per il cibo come forma di cultura, di condivisione sociale, di relazione umana intima e profonda è all'insegna del ricordo, di un passato ormai sfocato quando, da bambina, vedevo mia madre, le mie zie, le mie nonne cucinare. Con gioia, ma anche con fatica, con dolore, sempre comunque con rispetto.

Mamma, una splendida calabrese trapiantata al nord, mi diceva sempre che cucinare è un modo per amare, o meglio la maniera più delicata e personale di esprimere l'amore che si prova per qualcuno. Mamma aveva ragione. E riusciva benissimo a rendere manifesto, attraverso i suoi piatti, il grande amore che la legava alla vita, prima che al marito e ai figli, incondizionatamente.

Quando lei non c'è stata più, per molto tempo ho rifiutato l'idea del cibo come nutrimento e forma d'amore, vivendo solo l'atto pratico e quasi meccanico dell'alimentarsi per sopravvivere. Sono passati anni in cui, come in un ricordo molto lontano, sentivo l'odore delle sue torte di ricotta e vedevo il colore dei suoi piatti della festa senza che, per questo, mi venisse la voglia,
il desiderio di mettermi ai fornelli. Cucinavo a volte, sì, ma mai con amore e per amore; al contrario, perché era uno dei miei doveri.

Poi, piano piano, in maniera quasi subdola, si è fatta strada dentro di me la curiosità di scoprire, capire perché nella mia famiglia la cucina avesse così tanta importanza; perché i piatti venissero preparati quasi come fossero dei rituali da ripetere rispettando le usanze tramandate di madre in figlia; perché l'atto di cucinare, in pratica, fosse così strettamente legato a quello di amare.

Ho ripreso in mano i quaderni dove mia madre appuntava le ricette rubate in televisione o chieste a parenti, amici, conoscenti, commercianti persino (me la ricordo entrare in molte pasticcerie, all'inizio degli anni Ottanta, con l'aria ingenua e con quel suo sorriso di 35enne disarmante, chiedendo come avevano fatto quel bel dolce lì, in vetrina..!). Li ho letti e li ho riletti, quei quaderni, stupendomi ogni volta per i commenti che vi scriveva a fianco, relativi quasi sempre all'effetto che il piatto avrebbe fatto su una piuttosto che su un'altra persona, oppure l'occasione per la quale sarebbe stato giusto prepararlo.
Ho cercato di farli miei cucinando e ricucinando, leggendo i numeri vecchissimi de La Cucina Italiana scovati in cantina, e – alla fine – ho scoperto che erano già miei, presenti nel DNA anche quando pasticciavo con il mitico Dolce Forno o improvvisavo gelati immangiabili sotto il suo sguardo attento e vigile.

Ci sono capitata per caso, dunque, davanti ai fornelli? Forse sì o forse no, non so.
Avrei potuto avere una mamma diversa, che non amava cucinare, e perciò non avrei avuto quell'esempio e oggi quei ricordi, ma avrei potuto anche non riavvicinarmi alla sua dimensione e restare dov'ero qualche anno fa, cucinando perché, bene o male, si deve cucinare per sopravvivere.
Fatto sta che col tempo sono riuscita a fare di questa strana cosa anche un lavoro, non proprio a tempo pieno ma quasi; ed è una delle poche cose che, nella mia vita, ho fatto solo per me. Una delle poche che sempre mi diverte e ancora mi fa sentire bene.
In the food, just for love, no doubt.

Y ahora, una receta de cocina muy curiosa... para reír un poco.

Commenti

ceciliuzza ha detto…
ciao maria, finalmente credo di avercela fatta e posso lasciare un commento: beh proprio bello il tuo blog, mi sorprendi ogni volta sei un vulcano di interessanti idee e soprattutto l'introduzione mi ha commosso, mi piacerebbe che anche miei bimbi avessero un ricordo così profumato e intenso di me. mi sono scaricata tutte ricette di dolci, ora che sono a dieta faccio per gli altri dolci e mitigo così il mio senso di fame. bravissima
Mariuzza ha detto…
Ceciliuzza, sono sicura che anche i tuoi bimbi avranno di che ricordare, anche perché, credimi, una mamma come te non è facile da trovare... tu allenati nel frattempo, quando arrivo ci mettiamo tutt'e due ai fornelli. E non esagerare con la dieta... baci

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