Dalla Calabria con furore (e col furgone...)



Stamattina la sveglia ha suonato prestino... ore 5.30. Missione in programma: recuperare un bel pacco carico di bontà calabre alla stazione delle autolinee di Bologna; persone coinvolte nella missione: io, mara e pandus (oh, per me pandus ha un'anima, perciò non è "una panda del '93", ma una personcina, un po' sgangherata e con qualche botta di troppo forse, ma di certo se si è piegata, ancora non si è spezzata).
Risveglio brusco, quindi, per fortuna temperatura buona, quasi calda e attesa non troppo lunga, tutto sommato (il carico doveva arrivare alle 6.00 ma si è avvistato all'orizzonte solo alle 6.22, non male, dai, visti gli endemici ritardi dei trasporti italiani).
Nell'attesa, ho dato uno sguardo al tabellone con le partenze: Lugo, Ferrara, Crevalcore, Marrakech...Marrakech???? Ma che davero davero la gente va in Marocco in autobus? Veramente? Madre de dios, facendo una botta di conti se da Bologna a Cosenza ci metto circa 9-10 ore di viaggio (in condizioni normali, cioè: se le deviazioni sulla salerno reggio calabria non sono lievitate il giorno prima; se l'autobus non decide di opporre resistenza ai viaggiatori; se non si sceglie di adottare una partenza intelligente opportunamente pubblicizzata dai media, di modo che, poiché tutti si sentono intelligenti, il viaggio risulterà _sicuramente_ cretino...), da bologna a marrakech quanto ci vuole????
Vabbe' mentre praticamente sdraiata su una panchina mi perdevo in questo utilissimo pensiero, finalmente arriva l'autobus; finalmente l'autista con un occhio chiuso e l'altro pure (che lavoraccio, ragazzi!) scarica il pacco; finalmente finalmente ce lo portiamo a casa. Alla 6.45 eravamo già in cucina a scartocciare come se fosse Natale... wow!, che meraviglia:





peperoncini freschi e secchi, origano (l'odore si sentiva già in stazione, a pacco rigorosamente sigillato, come solo le mamme del sud riescono a fare, a prova di scasso), freselle d'orzo (le mie preferite!), taralli (un profumo d'anice...), uno pane casereccio uno, due pitte due, una con la sardella e l'altra di maju, con i fiori di sambuco. E qui c'è bisogno di qualche precisazione:

La sardella, probabile discendente del Garum dell'antica Roma, è una preparazione piccante, dal gusto forte che unisce la neonata delle sardine con peperoncino, sale e aromi selvatici. Si prepara _solo_ con neonata freschissima pescata tra febbraio e aprile: viene lavata con acqua dolce e posta ad asciugare in cesti con un pizzico di sale, quindi viene sistemata a strati alterni con altro sale in recipienti di creta, i famosi "salaturi", insieme con ciuffi di finocchio selvatico silano. Resta così per 6-7 mesi, poi viene ripresa e impastata a mano con dosi massiccie di peperoncino macinato finissimo e semi di finocchio selvatico: è adesso che assume la tipica colorazione rosso cupo e la consistenza di crema spalmabile. Viene invasata e conservata e, dopo ogni consumo, bisogna ricordarsi di aggiungere un po' d'olio per evitare che si rovini. Mi sembra abbastanza chiaro perché sia considerata il "caviale calabrese", ma forse meno chiara è la versatilità di questo condimento.
Il vero calabrese mette la sardella un po' dappertutto: sul pane con olio d'oliva (ovvio!), al naturale con prosciutti, salumi e formaggi (un antipastino...), sugli spaghetti con olio soffritto con aglio (un primo veloce veloce...), con le uova strapazzate (un secondo leggero leggero...) e, dulcis in fundo (si fa per dire!) con la pitta.



Nel nostro fortunatissimo caso (quello della pitta qui sopra), si spalmano dei rettangoli di pasta di pizza con una dose abbondante di sardella, si condiscono con olio e origano e si arrotolano cercando di chiudere le spirali ottenute con una leggera pressione. Più spirali o rose si uniscono per formare la pitta, che poi va cotta nel forno già caldo a 200 °C per 30 minuti. Non vi dico il profumo. E non vi dico il sapore...



L'altra pitta, quella di maju, cioè di maggio, si fa – appunto – con i fiori di sambuco: dopo averne raccolto un bel po', si mettono in un canovaccio pulito per 2-3 ore, poi, trascorso questo tempo, si sgranano bene e si sistemano in un vaso, coprendoli con abbondante olio extravergine. I fiori così conservati si utilizzano per insaporire la pitta fatta semplicemente con farina, lievito di birra, sale e olio extravergine. Anche in questo caso, la pitta va cotta in forno a 200 °C per 25-30 minuti.

Un'ultima postilla: la pitta non è altro che una focaccia, cioè pasta di pane arricchita con olio o strutto. Può avere forma di ciambella (esiste anche un ottimo pane che si chiama pitta e che si mangia, dalle mie parti, ancora caldo, tagliato in due e riempito di cime di rape) o di torta a rose come quella con la sardella che ci è arrivata dalla Calabria oggi. Può essere salata, ma anche dolce, riempita di frutta secca e miele... insomma, qualsiasi forma abbia e qualsiasi cosa contenga, la pitta è sempre la pitta... E la mamma (in questo caso di Mara) è sempre la mamma...

Commenti

Anonimo ha detto…
Senti bellina, non fare la furba! Adesso con tutto quel ben di dio come minimo ci devi invitare a mangiare qualche tuo manicaretto!!! Intesi! Hasta la saciedad siempre! Besotes mi amor!
Mariuzza ha detto…
Eh, se sapessi chi invitare, anonimo, potrei anche pensarci, ma così... diventa difficile...:-)
Anonimo ha detto…
Eh... allora se non sai chi invitare prova a fare di testa tua... ci sarà pure qualche amico con cui ti piacerebbe passare del tempo... quién sabe?
Mariuzza ha detto…
eh, non so chi invitare solo perché chi vorrebbe essere invitato non si firma... lascia solo indizi, peraltro abbastanza chiari, ma io, a questo punto, faccio che oggi pomeriggio passo a trovarlo... faccio bene?
Anonimo ha detto…
Cara, che emozione questo post, mi ha risvegliato una nostalgia pazzesca delle abbuffate di agosto... Sempre per la serie "antipasti leggeri", mia madre serve la sardella con olio e cipolle rosse di tropea: a dirlo sembra pesante, ma è una vera squisitezza!
Il tuo blog è bellissimo!
Ciao ciao
Silvia
Anonimo ha detto…
mary non ci credo!!!il pandino è vivo e vegeto???onore alla resistenza
Mariuzza ha detto…
Lucy, pandino seppellirà tutti noi... vabbe', me forse, visto che per poco non siamo coetanei...:-)

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