La pastiTerapia


Spesso, sempre più spesso mi ritrovo appesa ai miei pensieri, con la testa tra le nuvole, a divagare di notte e, pericolosamente, anche di giorno. Così dopo l'ennesima veglia fatta di voli pindarici, stamattina ho sentito il bisogno di addolcirmi la giornata con delle tortine leggere, morbide, ispirate da una torta di fior di zucca; delle tortine che sciogliendosi in bocca si portassero via anche le mie malinconie lasciandomi un sapore fresco in bocca, mentre anche quest'estate se ne sta andando.

Gli effetti terapeutici della pasticceria sono ben visibili e noti a molti – credo – ma ci sono due scuole di pensiero: alcuni sostengono che fare dolci è sempre terapeutico, anche quando non si è in vena, perché devi stare attenta, quindi non puoi pensare ai fatti tuoi, li trascuri per un po' perché loro, i dolci, hanno bisogno di attenzioni e così, alla fine, farli ti solleva, magari solo momentaneamente; l'altra, alla quale, in verità, mi sento più vicina, sostiene che per sfornare leccornie zuccherine devi comunque essere in forma; il che equivale a dire che, se sei giù di tono, meglio tenersi lontani da stampi e stampini. I dolci non vengono, le creme impazziscono, le meringhe si smontano e chi più ne ha più ne metta.
Superstizione e fatalismo tipicamente meridionale? Può essere, ma secondo me qualcosa di vero c'è. Mia nonna, per esempio, sosteneva che quando era di cattivo umore perché uno dei nove figli l'aveva fatta incazzare (ed essendo nove, capitava abbastanza spesso), il pan di spagna non lo faceva, non ci si metteva proprio a montare tuorli e zucchero perché tanto non era giornata...il suo umore influenzava negativamente la lievitazione del dolce (che non poteva contare sull'effetto chimico della polverina in quanto lei non la usava). Ma se era la giornata giusta, i suoi pan di spagna erano alti una spanna.
Con gli anni mi sono convinta anch'io che i dolci vengono bene se si è in forma, non dico felici, ma almeno in una giornata "sì". L'effetto consolatorio c'è, in un bel pasticcino, ma più se te lo mangi dopo averlo ammirato per qualche istante che se lo prepari nella speranza che ti tiri su.
Però, però... ci sono giornate in cui solo la visione di un impasto morbido, privo di asperità, come la vita non può essere, solo un ciuffo di panna colorata che riesci a mettere lì, sopra una tazzina riempita fino all'orlo di mousse, può scioglierti il pugno serrato e riaccenderti il sorriso.
In onore di quei giorni e di quegli stati d'animo, ho fatto queste tortine, profumate e lievi... per un lunedì da combattimento.

Tortine alla menta


2 uova
150 g di farina
90 g di burro
70 g di zucchero
1 cucchiaino di lievito per dolci
1 dl di latte
mezzo limone
1 ciuffo abbondante di menta fresca
1 cucchiaio di sciroppo di menta piperita

Lavate bene le foglie di menta, sgocciolatele e lasciatele asciugare su un canovaccio pulito, quindi passatele nel mixer con 20 g di zucchero semolato e, quando lo zucchero si sarà colorato uniformemente, allungate con il latte.
A parte, lavorate il burro con il resto dello zucchero, incorporate l'uovo intero e, gradulamente, il composto di latte e menta. A questo punto, aggiungete la farina setacciata con il lievito, il succo filtrato del mezzo limone e, per ultimo, lo sciroppo di menta. Distribuite l'impasto in pirottini di carta per muffin (con questa dose, 8/10 a seconda della grandezza) e infornate a 180 °C per 30 minuti.

A me piacciono così, ma potete impreziosirli con una glassa rapida (zucchero a velo, albume, succo di limone), magari colorata con pochissimo sciroppo di menta per restare in tinta, o con della semplice, ma sempre efficace, cioccolata fondente fusa con un cucchiaino di burro.
Basta poco che ce vo?!

Commenti

Sonia ha detto…
Ciao, sono capitataa nel tuo blog per caso e sono rimasta a dare un'occhiata. E' molto bello, le tue ricette e foto sono molto invitanti.
Complimenti sinceri
Sonia

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