Nurielle

Nurielle è un'elegante gelateria, pasticceria e caffetteria che ha aperto da poco a Madrid, nel quartiere di Chueca, all'angolo tra calle Hortaleza e calle San Marcos.



Ce ne sono tante di caffetterie a Madrid, molte in stile castellano, altre, audacemente "italiano". E a Chueca, in particolare, i locali pullulano, ma di un posto così, dove si può bere un buon caffè o un cappuccino fatto a regola d'arte, e dove si può mangiare una pasta o, come dicono gli spagnoli, un pastel, o – perché no? – un sano gelato chetelodicoafare all'italiana, aunque si fuera haga frio, si sentiva proprio la mancanza. Sì, perché qui a Madrid di bar ce sono tanti, forse troppi, ma pochi possono definirsi italiani e offrire una qualità e una cura che siano all'altezza della nostra fama. Qui abbondando i ristoranti e le pizzerie, da quanche tempo fioriscono anche le gelaterie e, più recentemente, le comide para llevar, cioè i take away, però è difficile trovare imprenditori della ristorazione che riescano a fare le cose bene, come le facciamo noi quando ci mettiamo in cucina.

Nurielle mi ha colpito subito per gli esterni neri decorati in bianco mentre arrancavo col trolley per trovare l'hostal che mi avrebbe ospitato. Elegante, non c'è che dire, il locale apre su una delle vie più trafficate di Chueca, calle de Hortaleza, ma si estende in lunghezza nella traversa di calle San Marcos ed è stato arredato, sia per quanto riguarda gli interni, sia per quanto riguarda gli esterni, da un'importante azienda di La Spezia che allestisce nel mondo negozi di vario tipo.



Ci entro, curiosa, dopo aver smollato i mio bagaglio in hostal e mi prendo un cafè con leche (non oso chiedere un cappuccino perché non so cosa potrebbero servirmi). Manco a dirlo, mi portano un cappuccino. Un cappuccino fatto bene e bollente, come piace a me.
La cosa mi stuzzica: ordino una pasta che sembra soffice ed è imbiancata da zucchero a velo... bueno, me encanta. Non solo è buona ma, per una frazione di secondo, mi sembra di mangiare una di quelle brioche alla crema che mangiavo da bambina in Calabria, quando in casa dopo un lauto pranzo si finiva scartando "la guantiera di paste", cioè un bel vassoio di dolci di ogni tipo. E grandi. Tra tutti mi ricordo che c'erano delle brioce morbide tirate non troppo fini e di varie forme, ripiene di una crema pasticcera leggermente agrumata. Sono quelle! Non ci posso credere, sono proprio quelle. Consumo il mio desayno e me ne vado, regalando un sorriso beato al signore dietro il bancone, che probabilmente avrà pensato che estaba loca o tonta, chissà. Ci torno il giorno dopo, e ci torno di nuovo e ci torno ancora, provando ogni volta qualcosa di diverso, che non mi delude. Provo pure il gelato una sera: platano y fresa. Incredibile, non sento la base pronta, ma la frutta... è un gelato vero!!!



Il quinto giorno mi armo di coraggio e chiedo se posso scattare qualche foto. Mi fanno parlare con el dueño, il padrone, e conosco Tonino.
Tonino è un ragazzo italiano, romano per la precisione, che vive qui da molto tempo e che amabilmente si mette a chiaccherare con me, anche se siamo nel pieno della giornata lavorativa, e a raccontarmi che questo non è il suo primo locale qui a Madrid, ma che è sorpreso della buona risposta da parte del pubblico in poco più di 15 giorni. Etecredo! Finalmente una vera pastelleria italiana... "No – mi corregge subito – el pastellero è argentino, la gelateria, invece, è totalmente italiana."



Non ci posso credere, la pastelleria la fa un argentino e sembra quella meridionale doc, con impasti non troppo carichi di burro e creme suavissime.
Tonino mi spiega che ha voluto fortemente aprire una gelateria all'italiana, nonostante le difficoltà per il reperimento delle materie prime (il pistacchio è quello di Bronte. E si sente...), così come la caffetteria. La pasticceria, invece, all'origine non doveva essere italiana, semplicemente doveva essere artigianale e genuina, fatta nel laboratorio che sta sotto il locale, ma evidentemente Ricardo, il pasticcere, ricorda bene gli insegnamenti del suo maestro italiano e fa una pasticceria europea nelle basi, con tocchi e "rifiniture" argentine.
Ebbè, quando si dice una buena mezcla.
Tonino sa che io non sono una giornalista e che gli faccio queste domande perchè mi piacerebbe semplicemente postare il suo locale sul mio blog, ma non solo risponde ad ogni mia domanda, mi dice pure che, se voglio, mi fa parlare con Ricardo.
Ne approfitto perché sono curiosa, ringrazio Tonino e torno due giorni dopo per chiedere a Ricardo qualcosa in più sugli ottimi dolci che ho mangiato. Lo trovo al bancone che mette in bella vista una torta con merinche e fragole, bellissima.



Gli dico che avevo già parlato con Tonino e gli chiedo se possiamo fare due chiacchere. Mi sorride e ci spostiamo. "Come si chiama quella meraviglia che hai messo adesso in vetrina?", gli chiedo.
"Non ha un nome, ma è una torta per ciliaci, non ha farina." Sì va bene, avrà farina di riso magari... "No, no", precisa lui "non ha proprio farina: è fatta con tuorli, zucchero, burro, cioccolata, cacao e meringa all'italiana. Anche chi non può mangiare glutine deve potersi concedere qualche ghiottoneria, giusto?".
Alla faccia della concessione! Ma anche chi può mangiarsela, la farina, può assaggiare questo bizcocho, come lo chiamano qui, vero? "Sì, claro.", mi sorride strizzando gli occhi e stringendosi schivo nelle spalle.
Vabbe', rompo il ghiaccio chiedendogli come si chiama il pastel che ho mangiato il primo giorno e mi risponde che è un pan de leche relleno con crema pastelera. E mi chiede se voglio la ricetta...
Ma come, Ricardo non mi conosce, non sa chi sono e mi regala una delle sue ricette così? In Italia, se chiedi a qualsiasi pasticcere come fa uno dei suoi dolci, nella migliore delle ipotesi questo ti guarda sospettoso e cambia discorso, dicendo che è un segreto professionale, perciò non può dirtelo.
Bueno, mi segno la receta e mi sento confortata dal fatto che non mi ero sbagliata: è una pasta brioche, morbida e profumatissima con un ripieno di crema pasticcera, ma può essere farcita anche con il dulche de leche. Ah!, dico io, il famoso dulce de leche... eh come si fa? (stavolta gli occhi li strizzo io)
Ricardo mi risponde che, in realtà, è un procedimento lento e laborioso, una crema preparata facendo cuocere a lungo il latte e lo zucchero, e ha un sapore simile a quello delle caramelle al mou, ma meno stucchevole. Esistono varie consistenze del dulche de leche, a seconda dell'utilizzo che se ne deve fare, farcitura o decorazione che sia. Mi fa provare un croissant pequeñito relleno de dulche de leche. Ne vorrei un altro, ma mi vergogno:-)
Col dulche de leche si riempiono altre paste assai simili ai nostri choux: Sono i Palos Jacob ricoperti poi con cioccolata. Enormi e dall'aspetto succulento. Me ne offre uno, ma stavolta passo, non vorrei esagerare...:-)



Ricardo mi mostra poi la loro coloratissima vetrina dall'altro lato, quello vietato a noi comuni mortali:-), e mi sembra di essere una bambina in un negozio di giocattoli: me li porterei tutti a casa, solo per il piacere di potermeli guardare con calma. E poi, come sempre succede quando sei una bambina in un negozio di giocattoli, in un mare di colori vedi quello che ti colpisce al cuore, subito. Io vedo una torta decisamente barocca.
"Che cos'è?", chiedo un po' sbalordita indicando il dolce.



"Si chiama Budin Ingles ed è una pasta al burro con dentro frutta secca e candita, alla fine decorata sempre con frutta secca e condita".
Madre de dios, è un trionfo che farebbe impazzire qualsiasi diabetico, bellissima e profumata d'inverno e natale.
"¿Quieres la receta?" mi chiede Ricardo. No, gli dico, è meglio di no, ma complimenti: è bellissima.
Non voglio rubare altro tempo al pastellero Ricardo perché mentre chiaccheravamo, e io scattavo qualche altra foto, mi sono accorta che s'è affacciato dal laboratorio il suo aiutante, reclamando giustamente con lo sguardo la sua guida, così mi congedo ringraziando e mi sento dire, come se non mi avesse già raccontato abbastanza, che se voglio qualche altra ricetta o chiarimento non devo far altro che mandargli una mail. Sì, muchas gracias, vale, dico quasi stordita.

Metto via la fotocamera, saluto e me ne vado pensando "Ma dove sono?... Ah, sì. Estoy a Madrid."

Nurielle
C/ Hortaleza, 38
Tlf. 91 523 53 23
www.nurielle.es


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