Pensando alla tigre del Bengala

Arriva il carnevale e io non posso fare a meno di ricordare quello che per me è stato il più bel travestimento fatto da bambina: La perla di Labuan, cioè Lady Marianna Guillonk, l'amata di Sandokan. Non so dove la mia mamma avesse acquistato quell'abito, fatto da una casacca e da un pantalone giallo, con sopra una gonna di velo nero e l'immancabile turbante ricamato in oro, ma io con quel vestito mi sentivo davvero una principessa e, da qualche parte, dovrebbero esserci ancora le fotografie che mi ritraevano agghindata e sognante.
Di quel periodo, in cui le avventure di Sandokan erano un appuntamento televisivo fisso, ricordo soprattutto la fascinazione che esercitavano su di me gli occhi di Sandokan e quelli incredibili della tigre. Della Malesia? Del Bengala? Poco importa: quel felino enorme, possente ma dall'aspetto timido e riservato era e rimane uno degli animali che amo di più, forse perché legato ad un'idea romantica nata allora, non so.
Fatto sta che ieri per caso sfogliavo un libro di una collana di cucina etnica alla quale ho lavorato nel 2006. I volumi erano stati pubblicati in origine da un editore di Singapore e le ricette di ogni libro erano state raccolte da esperti delle diverse varianti e scuole delle cucine trattate... Ricordo, in particolare, il volume della cucina di Singapore, eclettica ed estremamente moderna proprio per via della grande presenza di influssi provenienti dal resto della gastronomia asiatica, e quello dell'India misteriosa e ricchissima di tradizioni, il cui unico tratto comune è l'osservanza dei principi dietetici scritti nei testi sacri dell'Ayurveda. Fondamentalmente, l'uso abbondante di spezie per garantire una buona salute.

Questo curry di pesce appartiene, appunto, alla regione indiana del Bengala occidentale, ma credo si prepari anche in Bangladesh (Bengala orientale). E mentre lo mangiavo, assaporando la curcuma e il mix equilibrato della masala, lo ammetto, ho pensato alla tigre, a Marianna e a Sandokan, che probabilmente insieme non sono mai esistiti se non nelle scene avventurose dello sceneggiato e nei fotogrammi rimasti impressi nei mie sogni di bambina. Potere evocativo del cibo...

Curry di pesce alla bengalese



(per 4 persone)
500 g di nasello
1 cucchiaino di curcuma in polvere
1 cucchiaino di zenzero in polvere
1 patata
1 melanzana
8 pomodorini
5 peperoncini verdi dolci
1 cucchiaio di garam masala
olio extravergine
sale

Pulite il nasello elimimando la testa, le branchie e la pinna dorsale; evisceratelo, squamatelo e tagliatelo a tranci, quindi aiutandovi con un coltellino eliminate anche la lisca centrale. Sciacquate bene e fate asciugare il pesce su carta assorbente per alimenti, poi passate ogni trancio in una miscela di curcuma, zenzero e sale. Lasciate riposare così il nasello per circa 20 minuti, poi friggetelo in una wok con 4 cucchiai d'olio (la ricetta originale prevede l'olio di semi di senape, ma io ho usato un extravergine delicato). Scolate il pesce utilizzando un mestolo forato, spolverizzate leggermente di sale e tenete in caldo.

Nella stessa wok in cui avete fritto il nasello, aggiungete la garam masala, lasciate scaldare di nuovo e unite la melanzana e la patata mondate e tagliate a fette; fate insaporire per 5-8 minuti, quindi aggiungete anche i pomodorini tagliati a metà e i peperoncini privati dei semini interni e pure tagliati a pezzetti. Mescolate per insaporire, allungate con 1 bicchiere di acqua calda, coprite e lasciate cuocere per 18-20 minuti, regolando di sale solo alla fine.
A cottura ultimata, unite alle verdure il pesce fritto messo da parte, fate insaporire mescolando delicatamente solo una volta per qualche minuto, poi spegnete e lasciate riposare coperto per altri 5 minuti prima di servire in tavola con riso bianco o, come ho fatto io, con purè di zucca a ciuffetti (zucca cotta al forno e poi ripassata in padella con zenzero a fettine, peperoncino e un goccio di latte; frullata con il fondo di cottura, 1 cucchiaio di parmigiano e sale).

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