Un bar reale...

Dove sono stata per due settimane? Ho latitato. Ho nuotato. Ho guardato, ho annusato e ho mangiato. Ho respirato a pieni polmoni, cercando di assorbire odori, colori, suoni, sapori; quelli della mia terra. E in questo respiro lungo, profondo, ho anche trovato il tempo di tornare a Tropea, una perla della costa calabresa che si spinge in punta di piedi fino a quasi toccare le Eolie.
Turistica, forse, ma graziata dalla natura, che le ha donato un mare caraibico, irreale, Tropea è però – soprattutto – terra, gente, costumi, silenzi... Tropea è isola, come isola è la Calabria intera. In questi vicoli si nascondono storie nobili, dentro i palazzi cadenti, splendidi e vuoti, ma se ne nascondono anche di umili e più recenti: le storie senza nome dei molti artigiani che cercano di proteggere tradizioni e fame antiche, come quella del Bar Royal, che aprì i battenti lungo il corso principale del paese nel lontano 1893.


Questo piccolo bar, che fino agli anni '30 del secolo scorso fu l'unico in Tropea, è ancora famoso per i mitici "sciù" alla crema (bignè allungati che i nostri cugini d'oltralpe chiamano "choux") e per la clientela decisamente aristocratica, sia locale sia in trasferta vacanziera, che negli anni lo ha frequentato, animando il gossip locale. Oggi, dopo anni di gestione in mano alla famiglia Filardi, il bar vive una nuova stagione, tutta femminile grazie alle titolari Marianna Galastro e Romania Marchese, e continua a distinguersi per la qualità dei prodotti offerti, soprattutto per l'ottima gelateria, che propone le dolcezze tipiche di questa zona e della vicina Sicilia, come le cassate gelato, i tartufi (anche se il primato spetta ancora al centro di Pizzo Calabro), le pastose granite di mandorla e i profumatissimi pezzi duri (nella foto qui sotto quelli al limoncello).


L'artefice di tutto questo ben di dio è il signor Palmiro, originario di Santa Domenica, un paesino praticamente attaccato a Tropea. La storia di Palmiro è quella di molti pasticcieri, gelatieri, raffinati artigiani del gusto che non arrivano mai alla notorietà mediatica, benché ne abbiano tutto il diritto: inizia da ragazzo come apprendista e trascorre gran parte della sua vita nei laboratori di bar e pasticcerie ad imparare il mestiere, a sperimentare gli abbinamenti e le consistenze, a rispettare le ricette di un tempo, magari introducendo una nota personale che rafforza e rende unico quel rispetto.
Il risultato di tutto questo lavoro è oggi sotto gli occhi di tutti quelli che s'affacciano nel locale e nel palato di quanti decidono di cedere alla tentazione: le incredibili vetrinette poste all'entrata, infatti, permettono di ammirare, sulla sinistra, i vassoi con le bombe al pistacchio (palle di gelato al pistacchio e zabaione fatte rotolare in granella di pistacchio),


i tartufi al cioccolato bianco e quelli al cioccolato fondente, le nocciole imbottite, le cassate (con gelato di pistacchio, crema di ricotta e pan di spagna inzuppato), i già citati pezzi duri e le pesche stregate (gelato alla crema con un cuore di vinocotto e amarena, sapientemente bagnato con liquore strega: secondo mia sorella, sono queste a vincere il primo premio per la bontà!),


Sulla destra, invece, c'è l'espositore dedicato alla pasticceria: babà semplici e ripieni di frutta (ottima la bagna, vera bestia nera di questo dolce da me amatissimo...), cannoli


e tiramisù; anche su questo lato, scegliere è impossibile, assaggiare è pericoloso. Non mancano poi, ovviamente, i gelati sfusi artigianali e le granite.

La gentile signora bionda che ci ha servito, mamma di una delle titolari, ha capito subito di avere a che fare con impenitenti golosi, così – visto il nostro imbarazzo nel momento di scegliere – ci ha suggerito di prendere ciascuno due cose differenti e di dividere poi gli assaggi. Detto, fatto: io ho scelto la cassata e il tartufo nero,


mia sorella la pesca stregata e un babà alla frutta, il suo fidanzato un tartufo al cioccolato bianco e un babà semplice con panna,


la mia amica Terry un'enorme nocciola imbottita e un altro babà.



Volevo fotografare la cassata, ma l'ho letteralmente divorata... mi sono fermata giusto in tempo per immortalare mezzo tartufo e comunque sia, comodamente seduta nella piacevole veranda


ho goduto a pieno di questi gelati, rifacendomi della forzata astinenza in terra di Spagna. Solo, sono rimasta con la voglia di provare la granita alla mandorla, ma proprio non ce l'ho fatta a continuare i consistenti assaggi, neanche quando a invitarmi a farlo è stata proprio la signora: "per capire la differenza le consiglio di andare in un'altra gelateria, una qualsiasi qui, lungo il corso... provi altri tartufi, altri pezzi duri e poi mi saprà dire..."
"Le credo sulla parola, signora", le ho risposto decisamente satolla e soddisfatta... "e poi, in questo momento, per niente al mondo mi rovinerei l'ottimo sapore che la cassata mi ha lasciato in bocca. Complimenti al signor Palmiro, adesso dov'è?"
"E dove vuole che sia?", mi ha risposto la signora. "In laboratorio a preparare altre bombe al pistacchio".
Le bombe al pistacchio! Caspita, lo sapevo: avrei dovuto provare anche le bombe al pistacchio... Non cìè niente da fare, con il gelato io non ho freni...


Bar Royal
Corso Vittorio Emanuele, angolo Largo Mercato
Tropea

Commenti

Palmira ha detto…
....WOW!!! Belle le foto, affascinante il racconto ... riesco a sentire il sapore delle bombe al pistacchio :)

Brava Marì!!
BARBARA ha detto…
Dio mio...ci lascio il cuor su questa vetrinetta di dolci!
Complimenti per il tuo blog, molto molto carino
Fede ha detto…
Ciao Maria sono felice che tu sia tornata in terra italica...sarà stato il richiamo dei dolci? che meraviglia...A presto! Fede
Mariuzza ha detto…
direi, nell'ordine:
il richiamo degli affetti, del mare e dei profumi/colori/sapori.
Il cibo, e quindi i dolci, sono la summa di tutto questo... grazie, Fede.

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