Benvenuto luglio: clafoutis di ciliegie!



Luglio col bene che ti voglio, recitava una famosa canzoncina degli anni '60, e in effetti aveva ragione, pure io a luglio voglio molto bene, perché mi ricorda l'inizio, cioè la parte più bella, delle mie vacanze di tanti anni fa, quando chiusi i libri per almeno 2 mesi e mezzo, fuggivo da casa, non avevo che pensare a me stessa, ai giorni che avrei trascorso al mare, lontano, senza pensieri, solo con la "preoccupazione" di dover scegliere come impiegare il mio tempo (ma le opzioni del resto non erano molte: spiaggia, mare, cibo, letto e uscite serali). Luglio portava con sé il piacere dell'ozio, la possibilità di dedicare un pomeriggio assolato alla semplice lettura di una rivista femminile fatta al fresco, su lenzuola azzurre che sapevano di sale, o sotto l'ombrellone, con lo sciacquettìo del mare poco distante. Sì, negli anni del liceo io trascorrevo almeno 9 mesi desiderando che tornasse luglio, con la sua luce accecante, col frinire assordante delle cicale, con quelle giornate lunghe ma per niente noiose, e quelle serate trapuntate di stelle, fresche e cariche di aspettative. Quando hai 15 anni e sei al mare, certo. Adesso che di anni ne ho 30 in più e al mare non sono, luglio resta, paesaggio a parte, uno dei mesi più attesi dell'anno, perché finalmente si entra nella stagione estiva. Oddio, quest'anno siamo stati "scaraventati" nell'estate, quella proprio seria, già da qualche tempo, e il caldo più che far piacere ha dato parecchie noie, anche a me, che normalmente sto sotto il sole come una lucertola, ma - fortunatamente - da qualche giorno si respira, tira una piacevolissima brezza, e la notte si può dormire. Di conseguenza è tornata pure la voglia di accendere il forno. Ma per cuocere cosa?
Quasi per caso mentre faccio la spesa, noto un bel cestino di ciliegie scure, grandi e succose, esposte tra le pesche e le albicocche. Caspita - penso - conviene prenderle adesso prima che spariscano per un altro anno, visto che ancora non le ho provate. Le acquisto, nonostante il prezzo non proprio invitante, e dopo averne mangiato qualcuna, mi perdo a osservarle... sono così belle e profumate - mi dico - è un peccato non valorizzarle in qualche modo... E mi sovviene il clafoutis!
Meno famoso della - secondo me - sopravvalutata sorella, cioè la tarte tatin, il clafoutis vanta pure origini francesi campagnole ed è composto, molto semplicemente, di ciliegie e di una pastella fatta di uova, farina, zucchero e latte o panna. Il nome deriva dal termine dialettale clafir, che appunto vuol dire riempire e che fa riferimento al fatto di "riempire" la pastella versata nello stampo con ciliegie, originariamente inserite senza essere denocciolate, per garantire un aroma particolare.
La mia versione è adatta ai celiaci, in quanto al posto dell'originaria farina 00 ho utilizzato farina di mandorle e pochissimo amido di mais. Inoltre, per profumare, al posto del Kirsch ho utilizzato la cannella. La variante non è farina del mio sacco, l'ho mutuata da una ricetta di Maurizio Santin, e devo dire che, rispetto alla versione classica del dolce, mi piace di più.
Ultima cosa: il clafoutis non si mangia da solo, va accompagnato con una crema, un cremoso o, come in questo caso, con una semplice pallina di gelato.


Clafoutis di ciliegie



(dose per uno stampo tondo di 20 cm)

150 g di mandorle in polvere
100 g di zucchero semolato
50 g di zucchero di canna
20 g di amido di mais
90 g di uova intere
40 g di tuorlo
130 g di panna
2 g di lievito chimico
250 g di ciliegie

Lavorare in una ciotola i tuorli e metà delle uova intere con gli zuccheri, quindi unire l'amido di mais setacciato con il lievito, le mandorle macinate finissime e, a poco a poco, la panna. Completare la pastella con il resto delle uova intere e profumare con la cannella.
In uno stampo ben imburrato (io ormai utilizzo lo spray staccante), versare metà della pastella, quindi disporre le ciliegie ben lavate, asciugate, tagliate a metà e denocciolate, e infine versare l'altra metà della pastella.
Cuocere in forno ben caldo a 175 °C per circa 1 ora (occhio al forno: la superficie deve essere ben dorata, ma non troppo). Sfornare, lasciar raffreddare e servire a temperatura ambiente con una spolverizzata di zucchero a velo e accompagnamento a piacere (io ho scelto una pallina di gelato al caffè bianco).

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