My gorgeous food journey in London

Tre giorni, tre ottime colazioni e mille suggestioni. Questo è stato il mio breve ma intenso ritorno a Londra, a quasi tre anni dal mio ultimo soggiorno. È cambiata la metropoli nel frattempo? Sì, ovviamente. Ma Londra non è mai uguale a se stessa, è sempre in fermento. Mantiene le tradizioni, la cifra stilistica old british e assorbe le tendenze, le novità, le avanguardie. Eppure nonostante il profilo urbano continui a cambiare, più simile ad un’onda che si allunga e si ritira a seconda della marea, la sua identità è unica, chiara, inconfondibile. E di sicuro passa attraverso la sua offerta gastronomica, multiforme, pensata per tutte le tasche e capace di soddisfare tutti i palati. La cucina tradizionale inglese non è molto conosciuta, e al di là di alcuni capisaldi, e di alcuni ristoranti che riescono a valorizzarla al massimo, di sicuro non spicca per varietà, se paragonata alla italiana, alla francese o alla spagnola. Eppure Londra è probabilmente la città dove si mangia meglio in Europa, sicuramente quella dove si possono degustare tutte le cucine del mondo, e in qualsiasi ora del giorno. Di conseguenza, venire a Londra per me è anche fare un tour finalizzato alla scoperta, o alla conferma, di bar e ristoranti che poche altre città in Europa possono vantare.
Questa volta mi sono concentrata sulle colazioni, primo perché vivo in un’isola dove il 30% della popolazione è straniero, quindi ormai più che la tradizionale colazione mallorquina, si è imposto negli ultimi anni un modello di international breakfast, senza però alla base una spinta propulsiva simile e quella che si trova nella capitale britannica, cioè in soldoni: la proposta di offerta di prime colazioni e brunch a Londra è molto meno turistica e molto più innovativa di quella di Mallorca. Secondo, perché credo che la colazione sia, tra tutti i pasti, non solo quello più importante a livello nutritivo, ma anche quello con maggiore potenziale di sviluppo commerciale. Le giornate si dilatano, i tempi lavorativi o si allungano o si accorciano, ma le pause si fanno sempre più brevi, meno fisse - o questa mi pare essere almeno la tendenza - e, di conseguenza, il pasto che segna l'inizio della giornata assume sempre più rilievo. E ogni cultura può dire la sua a riguardo. Perciò ho deciso di provare tre breakfast menu in tre posti altamente specializzati al riguardo (ma che ovviamente possono essere considerati dei veri e propri ristoranti): Dimshoo, Ozone Coffee e Ottolenghi. 

Dimshoo, winter Garden.
Il primo era uno di quei posti dove già da un paio di viaggi a questa parte volevo andare ma non ho mai trovato posto. Questa volta mi sono presentata all’ingresso alle 10 del mattino di domenica, e ho potuto comodamente consumare la mia colazione nel winter garden. Un locale non è solo il cibo che ti offre nel piatto, ma anche, forse soprattutto, il contesto ambientale e umano in cui consumi il tuo cibo. Dimshoo ricrea l’atmosfera dei caffè iraniani di Bombay, con illuminazione soffusa, colori caldi, sapiente mix di stili d’arredamento. Il personale è giovane, educato e soprattutto attento, in costante accolto. E la colazione in sé? Be’ buonissima. 


Sarà che la sera prima ero atterrata a Stansted con due ore di ritardo per via dello sciopero in Francia, quindi non avevo potuto cenare, però tutto quello che ho ordinato era di ottimo livello, a partire dal chai, il migliore che ho bevuto finora. Denso, corposo, carico di spezie calde. Te ne portano un bicchiere, ma se lo finisci te lo riempiono di nuovo. E di nuovo, come fosse acqua. Poi le pietanze: una parsi omelette (ripiena di pomodoro, cipolla, coriandolo e chili verde, servita con pomodoro grigliato e pane tostato), un bun maska, brioche tostatafarcita con una fetta di burro salato che, ovviamente, col calore si scioglia, e infine gli immancabili pancakes con sciroppo d’acero, sbuffo di panna e mirtilli, non proprio mediorientali, ma insomma sempre apprezzati:-). 
Ho fatto fatica a terminare tutto, però ne valeva la pena.
Ozone Coffee.
Il secondo è una piacevolissima conferma: c’ero già stata nel 2015 e poi nel 2016, e rimane un coffee bar affascinante. English breakfast con incursioni nella cucina mediorientale e caffè tostati in loco, perché Ozone sorge in realtà nel sito di una vecchia torrefazione, e recupera alla meraviglia l’atmosfera post industriale delle origini. Prevalgono il rame e le luci soffuse, ma è un posto affollato, non certo adatto a conversazioni intime, pieno di impiegati più o meno creativi che vogliono iniziare la giornata con poched o scrambled eggs, bacon, salsicce o formaggio. Il tutto però molto ben curato, per quanto possibile alleggerito e impreziosito da dettagli fusion contemporanei: germogli, salse, chutney e verdure che danno anche un riuscito tocco healthy. 

Io qui ho optato per la colazione dolce, e non mi sono per nulla pentita. Ho scelto una  granola croccante home made (buoooonissiiiima) servita con pera sciroppata, labneh (yogurt di pecora) alla vaniglia, miele, latte di avena a parte, e una manciata di foglioline di timo, senza dubbio il tocco in più che ha trasformato il piatto. La mia compagna di viaggio sembrava estremamente soddisfatta anche delle sue uova alla Benedict:-)
Ottolenghi, Spitafields.
Il terzo è uno dei 6 ristoranti del pluripremiato chef Yotam Ottolenghi. Insomma, non potevo mica solo comprare i suoi libri... bisognava pure che provassi prima o poi la sua cucina. Qui passiamo dall’english breakfast rivisitato a quello più spiccatamente fusion. Stile del locale: sobrio ma curato. Bancone da bar, tavoli e zona buffet, dedicata ai dolci e al brunch.

Lo cifra mediorientale spopola nel menu, quindi non potevo fare a meno di provare lo Shakshuka (salsa piccante di pomodori) con uova brasate, labneh, qui in versione salata con erbe, e trancio di focaccia. Quest’ultima superba: abbrustolita, fragrante e morbida allo stesso tempo. E per non farmi mancare nulla, ho voluto provare anche il porridge: versione classica (e qui dissento dai tradizionalisti, continuo a preferire la versione raw a quella cooked del porridge) con latte di mandorla, mele cotte al forno con anice, un tocco di miele e una spolveratina di cannella. Buono, ma se avessi dovuto bissare, il mio palato avrebbe riscelto la granola di Ozone. I dolci del buffet erano bellissimi, e sicuramente buonissimi, ma io stavo scoppiando, e in programma c’era, nel primo pomeriggio dello stesso giorno, un suntuoso afternoon tea al National Portrait Gallery Restaurant. Meglio di no, la prossima volta:-) 
Il personale di Ottolenghi é educato, ma non attento come quello più informale ed efficace di Dimshoo. Quello di Ozone è efficiente. Riassumendo: Dimshoo si distingue per il bun maska con burro salato, intinto in un chai spettacolare, Ozone per la granola croccante servita in ottimo equilibrio di sapori e consistenze, Ottolenghi per lo Shakshuka piccante. I locali: Dimshoo è come Immergersi in uno spazio sospeso tra passato e futuro, est e ovest, old e new. Bellissimo.
Ozone è moderno, in perfetto stripped back style. È la tostatrice l’anima che “scalda” alla perfezione l’ambiente. 
Ottolenghi è rigoroso, pulito nelle linee e nelle luci. Una chicca: il tostapane sui tavoli, così sei tu a decidere quanto tostato sarà il tuo pane, come a casa tua.
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Tres días, tres excelentes desayunos y miles de sugestiones.  Este fue mi breve pero intenso regreso a Londres, casi tres años después de mi última estadía.  ¿La metrópoli ha cambiado mientras tanto?  Si, por supuesto.  Porque Londres nunca es igual a sí misma, siempre está en cambios.  Mantiene las tradiciones, el estilo old british y absorbe las tendencias, las innovaciones, las vanguardias.  Sin embargo, a pesar de que el perfil urbano continúa mutando, más como una ola que se extiende y se retira dependiendo de la marea, su identidad es única, clara e inconfundible. 
Y sin duda pasa clara através de su oferta gastronómica, multifacética, pensada para todos los budgets y capaz de satisfacer todos los paladares.  La cocina tradicional inglesa no es muy conocida, y más allá de algunas piedras angulares, y algunos restaurantes que logran expresarla al máximo, ciertamente no destaca por su variedad, si la comparo con la nuestra, pero tampoco con la francesa o la española.  Y, sin embargo, Londres es probablemente la ciudad done mejor se come en Europa, sin duda el lugar donde se pueden degustar todas las cocinas del mundo, y en cualquier momento del día.  Por lo tanto, ir a Londres para mí es también hacer un recorrido finalizado a descubrir, o confirmar, bares y restaurantes que pocas otras ciudades de Europa pueden presumir.
Esta vez me he fijado en el desayuno, primero porque vivo en una isla donde el 30% de la población es extranjera, por lo que ahora más que el desayuno tradicional mallorquín, los bares y restaurantes proponen un modelo internacional de desayuno, pero sin la fuerza y el impulso que se encuentra en la capital británica, es decir: la propuesta de desayunos y almuerzos en Londres es mucho menos turística y mucho más innovadora de la que se encuentra en Mallorca. Segundo, porque creo que, de todas las comidas, el desayuno no solo es la más importante en términos nutricionales, sino también la que tiene hoy en dìa el mayor potencial de desarrollo comercial. Los días se hacen mas largos, los horarios de trabajo se dilatan o se acortan, pero las pausas se vuelven más cortas, menos fijas - o esta parece ser por lo menos la tendencia - y, conseguentemente, el desayuno es la primera y también la principal comida del día. Y cada cultura puede dar su contributo al respecto.  Así que decidí probar tres menús de desayuno en tres lugares altamente especializad a lonos (que pero pueden considerarse en general restaurantes): Dimshoo, Ozone Coffee, Ottolenghi.

Dimshoo, jardín de invierno 

El primero fue uno de esos lugares donde había querido ir ya, en mis anteriores viajes a Londres, pero nunca encontré sitio.  Esta vez a las 10 de la mañana del domingo ya estaba delante de la puerta, asì que pude desayunar cómodamente en la zona del restaurante llamada "jardín de invierno".  Un local no es solo su comida, la que esta en el plato, sino sino también, quizás sobre todo, el contexto ambiental y humano en el que dicha comida se consume. Dimshoo recrea la atmósfera de los cafés iraníes de Bombay, con iluminación suave, colores cálidos, una sabia mezcla de estilos de decoración. La plantilla es joven, educada y sobre todo atenta, constantemente al escucha de los clientes.  ¿Y el desayuno en sí?  Riquísimo.
Puede ser porque la noche anterior había aterrizado en Stansted con dos horas de retraso, debido a la huelga en Francia, así que no pude cenar, pero todo lo que pedí en Dimshoo fue excelente, comenzando por el chai, el mejor que he tomado hasta ahora.  Denso, con cuerpo, rico de especias.  Te traen un vaso, pero si lo terminas, lo vuelven a llenar.  Y de nuevo, como si fuera agua.  Luego los platos: omelette parsi (tortilla a la francesa rellena con tomate, cebolla, cilantro y chile verde servida con tomate a la parrilla y pan tostado), un brioche lamado bun maska, tostado y relleno con una rebanada de mantequilla salada que, por supuesto, se derrite maravillosamente con el calor, y, en fin, los inevitables pamcakes servidos con sirope de arce, nata montada y arándanos, realmente no tipicos de Medio Oriente, pero bueno, siempre muy apreciados :-).
Me costó terminar la comida por la cantidad, pero mereció la pena...
Ozone Coffee.
El segundo desayuno fue una confirmación muy agradable: ya había estado en 2015 y luego en 2016 en esta que sigue siendo una cafetería de tendencia. Aquí se puede consumir un desayuno inglés con incursiones en la cocina de Oriente Medio y café tostado en el sitio, porque Ozone en realidad surge donde estaba, y todavìa funciona, una antigua tostadora de café, quizas sea por esto que mola, recuperando su atmósfera de origen posindustrial.  El cobre y la iluminación suave prevalecen, pero es un local lleno de gente, ciertamente no adecuado para conversaciones íntimas, frecuentado por empleados más o menos creativos que desean comenzar el día con poched o scrambled eggs, bacon, salchichas o queso.  Sin embargo, la comida es muy bien hecha y, en la medida de lo posible, también reducida en grasas y enrequecidas con detalles de cocina fusión contemporánea: brotes, salsas, chutney y verduras que le dan un toque saludable y delicioso.
Opté por un desayuno dulce aquí, y no me arrepentí en absoluto.  Elegí una granola crujiente casera (buoniiiiiisima) servida con peras en almíbar, labneh (yogur de oveja) con vainilla, miel, leche de avena, a parte,  y unas hojas de tomillo fresco, el verdadero toque extra que ha transformado el plato, sin duda.  Mi compañera de viaje también parecía extremadamente satisfecha con sus huevos a la Benedict :-)
 Ottolenghi, Spitafields.
Ottolenghi Spitafields.
El tercer restaurante es uno de los 6 del pluri galardonado chef Yotam Ottolenghi.  Quiero decir, no podía simplemente comprar sus libros ... tenías que probar su cocina tarde o temprano.  Aquí pasamos del desayuno inglés moderno al desayuno de fusión por excelencia. Estilo local: sobrio pero muy cuidado. Barra de bar, mesas y área de buffet, dedicada a postres y al brunch.
La cocina de Medio Oriente es la que domina en el menú, por lo que no pude evitar probar el Shakshuka (salsa picante de tomates) con huevos, labneh, aquí en versión salada con hierbas, y unas rebanadas de focaccia. Que estaba simplemente excelente: tostada, fragante y suave al mismo tiempo.  Y para no perderme nada, también quise probar el porridge de avena en su versión clásica (y aquí no estoy de acuerdo con los tradicionalistas, siguo preferiendo la versión raw a la versión tradicional cocida) con leche de almendras, manzanas horneada con anís, un toque de miel y una pizca de canela.  Bien, pero si tuviera que repetir, mi paladar recogería la granola de Ozone.  Los postres del buffet eran muy atractivos, y ciertamente deliciosos, pero estaba a punto de esplotar, y ademas por la tarde tenía que degustar el afternoon tea en el restaurante de la National Portrait Gallery. Mejor no exagerar :-)
El estaff de Ottolenghi es cortés, pero no tan atento como el más informal y efectivo de Dimshoo.  El de Ozone es eficiente.  En resumen: Dimshoo destaca por su bun maska ​​con mantequilla salada, mojado en un chai espectacular, Ozone para la granola casera y crujiente servida en un excelente equilibrio de sabores y texturas, Ottolenghi para el Shakshuka picante.  Los locales: Dimshoo es como sumergirse en un espacio suspendido entre pasado y futuro, este y oeste, antiguo y moderno. Simplemente Precioso.
Ozone es moderno, en perfecto estilo stripped back. La tostadora de café es el alma que "calienta" perfectamente un ambiente posindustrial.
Ottolenghi es riguroso, línear y bien iluminado. El toque familiar: la tostadora de pan puesta en las mesas, para que seas tu lo que decide cuánto tostado estará tu pan, como en tu casa.

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